Anarchia contro il Virus

Gruppo di Ricerca Pandemico

Anarchia contro il Virus. Cronache e Prospettive.

Milano, Zero in Condotta, 2021

Anarchia contro il Virus. Cronache e Prospettive è un lavoro del “Gruppo di Ricerca Pandemico” che raccoglie un lavoro di analisi e ricerca, ancora in corso,[1] il cui senso è ben riassunto nelle parole stesse del Gruppo: “facendo nostro il fatto che la pandemia ha scombinato consuetudini, certezze, desideri e immaginari, in questo testo ci interroghiamo su alcune questioni di fondo: in che modo ribaltare il paradigma ambientale, socio-economico e sanitario esistente a partire dalla solidarietà, dall’internazionalismo, dal femminismo? Come approcciarsi al sapere scientifico in quanto sistema di potere senza sostituire l’ideologia scientista con quella anti-scientifica? Quali pratiche, approcci, riflessioni possono guidarci nell’essere anarchismo ‘dentro e contro il mondo in un mondo che è pandemico?” – un obiettivo che ci appare assai ben riuscito.

Il libro si divide in tre parti: una prima, introduttiva, in cui il Gruppo di Ricerca Pandemico presenta la sua impostazione generale sul problema del rapporto di un movimento che vuole una trasformazione radicale dell’esistente con l’attuale situazione pandemica; una seconda, “cronachistica”, di ricerca sui mondi della pandemia (l’ospedale, la scuola, la militarizzazione dei territori, i vaccini…); una terza, infine, di prospettive, di “visioni del futuro”, per una società che superi i disastri del capitalismo e della società gerarchica in generale all’interno del particolare stadio dell’antropocene nel quale viviamo.

L’introduzione si apre con l’idea di “dare una terza voce al dibattito sulla pandemia” che superi tutta una serie di falsi dilemmi nei quali si sono arenati le discussioni interne ai movimenti sui temi del lockdown, delle prescrizioni sanitarie, dei vaccini, del rapporto con la scienza e la tecnologia. Il lockdown non è qualcosa “da fare” perché ce lo prescrivono i governi che sono l’espressione dell’interesse generale – di cui se ne fregano altamente – ma non è nemmeno una sorta di “esperimento sociale di massa” – anche se i governi possono utilizzarla come scusa per rafforzare il loro potere con azioni che con la lotta alla pandemia hanno poco a che fare. Partendo dal fatto che la “libertà è una relazione sociale, che non esiste nel vuoto [ma è] libertà sociale, coniugata alla responsabilità e alla solidarietà (…) coniugata con la solidarietà, la responsabilità e il rispetto dell’altra, della percezione del rischio e del limite dell’altra; è innanzitutto libertà di non far ammalare e di lasciare in vita il prossimo oltre che sé stesse”, il Gruppo di Ricerca Pandemico fa notare come la prassi del lockdown sia stata praticata spontaneamente, senza alcuna ingerenza statale, anche dalle due forme di società libertarie presenti attualmente nel pianeta – il Chiapas ed il Rojava – mentre, dall’altro, teorie e prassi di rifiuto del lockdown nei movimenti hanno una affinità assai stretta con le parallele forme di rifiuto messe in atto dai padroni di fabbriche ed aziende piccole e grandi. Da destra come da “sinistra”, infatti, la logica sottostante è la stessa: la ricerca di una “libertà”, di un benessere individuale, a scapito di libertà e benessere altrui.

Aggiungerei io: i discorsi negazionisti a vari livelli sono, sostanzialmente, meccanismi ideologici tendenti a nascondere quello che non si può dire esplicitamente, insomma strumenti per perfezionare il proprio potere sugli altri. Il padrone che vuole tenere a tutti i costi aperta la propria attività con i suoi dipendenti e chi alita in faccia alla gente che incontra nascondono il loro desiderio di potere sugli altri esseri umani l’uno con “Milano non chiude”, l’altro con il “rifiuto dell’autorità”. Cambiano i contenuti ma non la sostanza.

Tornando al discorso stretto del Gruppo di Ricerca Pandemico, un altro falso dilemma è quello della falsa alternativa che viene posta tra l’accettazione di un’ideologia scientista od il rifiuto del sapere scientifico in quanto tale. In effetti, le posizioni negazioniste a vari livelli e con varie sfumature ideologiche, rifiutano in un qualche modo le conoscenze oggettive ogni qualvolta esse non coincidono con i loro interessi di potere: di conseguenza “contro la post-verità, il complottismo, la cialtronaggine [occorre] rivendicare il diritto-dovere allo studio di chi vuole trasformare il mondo nel senso della giustizia e dell’uguaglianza.” La critica, in altri termini, deve essere “con la scienza”, appropriandosi in maniera collettiva, libertaria ed egualitaria degli strumenti per una conoscenza effettiva – non “contro la scienza”.

Il Gruppo di Ricerca Pandemica analizza a più riprese come nel corso della storia i movimenti di liberazione, ogni qual volta hanno ottenuto risultati effettivi, hanno compiuto il loro cammino in questa direzione. Al contrario, la critica “contro la scienza” è stata sempre caratterizzata da tratti elitari: oggi accomuna l’idolatria del singolo scienziato (o preteso tale) che parla contro l’opinione della stragrande maggioranza dei ricercatori (ma a favore di determinati interessi) sia per ciò che riguarda la questione pandemica sia per ciò che riguarda la fantomatica “teoria del gender”. Insomma, di là dell’esperienza storica passata ed attuale che vede le teorie reazionarie avere i maggiori vantaggi dal rifiuto della scienza, “la critica ‘con’ la scienza si oppone all’uso autoritario del sapere tecnico-scientifico e può migliorare in senso libertario la scienza e la società esistenti. La critica ‘contro’ la scienza alimenta l’uso autoritario del sapere tecnico-scientifico, favorendo l’instaurarsi di vecchie e nuove gerarchie di potere”.

Anche sui vaccini il Gruppo di Ricerca Pandemico mette in discussione l’illusione di alternative tra l’accettazione acritica dei vaccini ed il loro rifiuto. Accettare l’evidenza scientifica della validità dei vaccini per affrontare la pandemia, migliorando la vita materiale degli individui e delle collettività, non significa affatto misconoscere gli interessi di potere delle multinazionali farmaceutiche e dei governi che fanno uso dei loro prodotti, tanto meno impedisce di opporsi ad essi. Aggiungerei ancora io, rifiutare l’evidenza rende poco credibili e deboli la critica e la lotta al potere, nel momento in cui queste provengono da persone che appaiono del tutto fuori dalla realtà. L’irrazionalità e la ferocia del potere apparirà insomma, paradossalmente, in una luce positiva agli occhi della maggioranza delle persone se ad opporsi ad esse sono propagatori di fake news, errori e fallace. Detto per inciso, questo potrebbe spiegare anche l’enorme risalto mediatico riservato ai bufalatori.

La seconda parte del testo, dicevamo, è poi dedicata ad una ricerca sui mondi della pandemia, dando voce ad alcune persone che testimoniano dall’interno di luoghi di cura, di lavoro, di istruzione, di gestione sanitaria del territorio, di ricerca o anche, partendo da loro specifiche competenze, sull’elaborazione del lutto e dei processi di militarizzazione del territorio. Una ricerca estremamente interessante, in quanto apre squarci di conoscenza su mondi che non conosciamo in maniera diretta – almeno non tutti – che però fanno parte e compongono, nella loro interazione, il quadro generale della situazione di vita pandemica in cui siamo, volenti o nolenti, immersi senza esclusione.

L’ultima parte, anch’essa di estremo interesse, è dedicata infine alla riflessione sulle prospettive che i movimenti che desiderano una trasformazione dell’esistente dovrebbero adottare, partendo dalla lezione delle pandemia. Il virus attuale è solo l’effetto di una causa ben più profonda: la società gerarchica le cui logiche dominano l’attuale antropocene, meccanismi sociali che vanno aboliti in una direzione che affonda le sue radici nelle idealità della versione antiautoritaria del movimento operaio e socialista ma anche nelle lotte generazionali, antirazziste, di genere che nel tempo si sono ad esso legate. Dobbiamo arrestare ogni nostro comportamento che, in ogni modo, rinforzi le tendenze del presente: sarà, questo, “l’unico modo per guadagnarci un futuro”.

Enrico Voccia

NOTE

  1. Sul sito del Gruppo di Ricerca Pandemico (https://gruppopandemico.lattuga.net/) si possono infatti trovare altri materiali rispetto a quelli presenti nel testo.

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